Ormai da diverso tempo, le nostre case e non solo, sono illuminate da lampadine ecologiche a basso consumo che sono state commercializzate in larga scala verso la fine degli anni ‘80 quando erano già presenti, soprattutto nel settore industriale, le lampade al neon. I tre problemi principali che hanno portato a qualche reticenza iniziale da parte dei consumatori, erano relativi alla luce fredda che veniva generata, alla durata legata maggiormente al numero di accensioni più che alle ore di effettivo funzionamento, e al loro costo. Qual’è allora la reale utilità nell’utilizzo di tali lampadine? A patto che restino accese il più a lungo possibile, il costo di queste lampade viene ampiamente ammortizzato in poco tempo ed è possibile risparmiare sia in bolletta che in tonnellate di CO2 scaricati nell’ambiente. Ma queste lampade sono ecologiche per tutto il loro ciclo di vita? Abbiamo mai pensato a quello che accade loro dopo l’utilizzo? Come avviene il processo di smaltimento? Le lampadine a basso consumo sono “ecologiche” finchè funzionano, ma nell’immondizia inquinano di più di quelle vecchie perché contengono mercurio e polveri fluorescenti. Basti pensare che una lampadina contiene un milligrammo di mercurio in grado di contaminare 4mila litri d’acqua. Da un accordo tra WWF e Ikea nasce la bulb-box, distribuita gratuitamente per raccoglierle, e alla cui riconsegna verranno regalate tre lampadine a basso consumo. E’ quindi importante essere attenti non solo a quello che usiamo e a come usiamo, ma soprattutto a come lo dismettiamo; il riciclo è un punto essenziale del ciclo di vita, anche di un prodotto “apparentemente ecologico”.