A dare questa "difficile" risposta è stato recentemente il filosofo Rémi Brague che ha aggiunto un nuovo tassello alla propria critica delle derive contemporanee di stampo ‘antiumanista’, venate talora di nichilismo o di un relativismo radicale. Ho letto su Avvenire di un suo recente saggio Le Propre de l’homme. Sur une légitimité menacée (Ciò che è Proprio all’uomo. Su una legittimità minacciata) e di alcune riflessioni in merito alla recente legge approvata in Francia:
"La maggioranza dei difensori della legge sono animati da buoni sentimenti, come il desiderio di uguaglianza o la compassione verso persone a lungo disprezzate.
Ma la legge ha una sua logica interna. Quale?
Autorizzare l’adozione per le coppie omosessuali, dunque necessariamente non feconde, conduce inevitabilmente alla procreazione artificiale (detta ‘assistita dalla medicina’) e all’affitto dell’utero (chiamato ‘gravidanza surrogata’).
Il bambino diventa in tal modo un oggetto che si fabbrica e compra, un bene di comodo al quale si ‘ha diritto’.
Ciò conduce a cancellare la differenza non fra l’umano e l’animale, ma fra le persone e le cose.
I nostri socialisti (che di fatto occorrerebbe chiamare ‘societalisti’ come ormai in uso in Francia, si distingue qui fra chi auspica riforme sociali, per la società, e chi promuove ‘riforme della società’, ndr ) marciano così verso il trionfo estremo del capitalismo: l’uomo divenuto merce».