“Le nuove tecnologie digitali stanno determinando cambiamenti fondamentali nei modelli di comunicazione e nei rapporti umani”. È con questa frase che Papa Benedetto XVI introduce il suo messaggio per la XLIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.
Ed è principalmente con i giovani, la “generazione digitale”, che il Papa condivide le sue idee, senza condannare l’utilizzo delle nuove tecnologie se “utilizzate per favorire la comprensione e la solidarietà umana”. In effetti, sono proprio i più giovani ad aver colto il forte potenziale che si cela dietro questi nuovi media e che porta con sé i vantaggi che derivano da una nuova cultura della comunicazione. In primo luogo, le famiglie riescono a tenersi in contatto anche se costrette a vivere su territori distanti. Gli studenti ed i ricercatori possono accedere più facilmente a fonti e documenti e lavorare, quindi, in team anche se da posti diversi. Le forme di apprendimento e di comunicazione variano e divengono maggiormente interattive favorendo, così, il progresso sociale.
Ma cosa spinge l’individuo all’utilizzo sempre maggiore delle nuove tecnologie? “Il desiderio fondamentale delle persone di entrare in rapporto le une con le altre”, dice il Santo Padre, un “desiderio di comunicazione e amicizia [che] è radicato nella nostra stessa natura di esseri umani”.
E’ chiaro che un ruolo importante è detenuto dagli addetti del settore: gli operatori della comunicazione e della cultura che sulla scia della popolarità dei nuovi media, sono chiamati a promuovere
– “il rispetto della dignità e del valore della persona umana”, ed evitare il rischio che in rete siano condivisi contenuti che istigano alla violenza ed all’intolleranza a discapito dei più deboli;
– “il dialogo tra persone di differenti paesi, culture e religioni”;
– l’amicizia attraverso cui tutti gli esseri umani crescono e si sviluppano, facendo però attenzione a non banalizzarne il concetto e l’esperienza: “quando, infatti, il desiderio di connessione virtuale diventa ossessivo, la conseguenza è che la persona si isola, interrompendo la reale interazione sociale”.
Gli operatori della comunicazione, dunque, come dei “testimoni digitali”. Così li definisce mons. Domenico Pompilii, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della CEI: perché cambia il contesto in cui viviamo, ma non cambiano le risposte ferme ai bisogni dell’uomo. “Si tratta – spiega mons. Pompilii – di avere sempre più <<testimoni>> capaci di raccontare la vita e dunque la stessa esperienza della fede dentro i gangli della comunicazione diffusa”1.
In generale, però si può sostenere, che tutte le comunità cristiane hanno sempre dimostrato di saper trovare nuove forme di comunicazione senza, per questo, perdere di vista l’appartenenza ecclesiale. Basti pensare ai nuovi “Portaparola”, figura lanciata dalla Cei in collaborazione con il quotidiano Avvenire, con il compito di diffondere la stampa cattolica nelle diocesi come dei veri e propri animatori culturali.
E come non ricordare la recente vicenda dei cartelloni pubblicitari nelle zone più frequentate di Brescia ad opera di un giovane cappellano. Una “campagna di evangelizzazione”, l’hanno definita gli autori, in cui sono state utilizzate le più moderne tecniche di comunicazione: <<necessario era comunicare il messaggio divino in maniera immediata – ha detto il promotore – la nostra è un’evangelizzazione veloce, per l’uomo che si muove in fretta …>>2.
Ma la simpatia del Papa verso le nuove tecnologie non è solo a parole. A gennaio, infatti, è stato presentato il canale del Vaticano su YouTube, in cui sono contenuti i video delle attività e degli eventi vaticani più importanti.
Com’è nata l’idea del Papa in rete? “Va inteso come la volontà di incontrare, di andare verso l’uomo, verso tutti gli uomini (…) egli ritiene che se gli uomini si trovano lì, è lì che bisogna andare ad incontrarli”, ha detto l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali. E’ chiaro che su YouTube può capitare di vedere qualsiasi cosa, e questo rappresenta uno degli aspetti negativi della rete, ma la presenza di Benedetto XVI vuole essere “una fonte di riferimento attendibile e continua”, come ha precisato il direttore della sala stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi; una presenza sobria, cordiale, aperta al dialogo rispettoso3.
Note:
1. Matteo Liut, «Testimoni digitali» per i nuovi media in Chiesacattolica.it
2. Silvia Ghilardi, Mega manifesti per parlare di Dio in BresciaOggi.it, 17 luglio 2009.
3. Mario Ponzi, Un nuovo dialogare tra la Chiesa e il mondo in L’Osservatore Romano, 22 gennaio 2009.