Queste sono parole di Papa Francesco rivolete ha i membri del “Consiglio per un capitalismo inclusivo” ricevuti di recente in udienza.
C’è bisogno di realizzare un sistema economico «che non lascia indietro nessuno» e «che non scarta nessuno dei nostri fratelli e sorelle». E tutto ciò può avvenire se l’economia si coniuga con l’etica. Perché un percorso «privo di preoccupazioni etiche non conduce a un ordine sociale più giusto, ma porta a una cultura “usa e getta” dei consumi e dei rifiuti».
Guardando alla crisi finanziaria che ha investito gran parte del capitalismo mondiale a partire dal 2008, il Papa osserva che «un sistema economico sano non può essere basato su profitti a breve termine a spese di uno sviluppo e di investimenti produttivi, sostenibili e socialmente responsabili a lungo termine».
Ha continuato nel ribadire che non basta «far quadrare i bilanci, migliorare le infrastrutture o offrire una più ampia varietà di beni di consumo». Occorrono piuttosto «un rinnovamento, una purificazione e un rafforzamento di validi modelli economici basati sulla nostra personale conversione e generosità nei confronti dei bisognosi».
Come ha già scritto nella sua enciclica Laudato sì, il papa chiede con forza e determinazione, a tutti gli imprenditori, un impegno a «servire il bene comune» che significa «aumentare i beni di questo mondo e renderli più accessibili a tutti». In definitiva, sostiene Bergoglio, «non si tratta semplicemente di “avere di più”, ma di “essere di più”.