Tutte le aziende ne hanno una. Dichiarata o implicita ma di fatto esiste.
Tutti noi cerchiamo in tutti i modi di definire e far condividere ai nostri collaboratori la Missione aziendale. La cosa che però non vogliamo ammettere è che nel corso della loro esistenza, le persone sviluppano molte più dimensioni di quelle utili all’impresa per soddisfare la Missione e quindi se ne creano, giustamente, una propria.
Perché?
Perché le persone sanno che lo scopo della loro vita è sempre superiore a quella dell’azienda per la quale lavorano.
Le imprese che intuiscono ciò si impegnano, quindi, a definire anche una Visione molto ampia che possa includere almeno parte di quella dei propri collaboratori.
Ciò nonostante le cose non vanno come noi vorremmo e non siamo capaci di arrenderci al fatto che la nostra azienda non è più grande di una singola persona.
Cosa significa? Voglio dire esattamente che l’anima delle persone che lavorano con noi hanno una tale complessità che supera qualsiasi problema di una organizzazione.
Anche quando nelle imprese facciamo ricorso alla intelligenza collettiva di un gruppo – e questo ci aiuta a risolvere grossi problemi anche di natura strategici – ci accorgiamo che il “mistero” contenuto in ogni persona è superiore a qualsiasi problema aziendale.
Per questo suo mistero profondissimo e per questa sua dignità immensa, una persona che riconosce la sua vocazione si mette in cammino e si sente chiamata a “realizzare un mondo migliore”, non soltanto in quella porzione geografica circoscritta dai confini dell’impresa nella quale lavora.
Capita spesso, invece, che le aziende vogliono diventare “proprietarie” delle loro persone, e quindi – molto erroneamente – recidono i sogni e le iniziative che fuoriescono dalle regole e dalle strategie aziendali. E le persone finiscono per essere consumate dalla azienda per la quale lavorano.
Obbligare una persona ad indossare “armature organizzative”, anche quando è necessario, non può diventare una completa mutilazione dell’ingegno e della creatività e molto più della loro vocazione ad “essere”.
Quando una persona è piena di talenti e creatività, vorremo che fosse tutta per noi, ma questo, è bene saperlo, potrà verificarsi solo se la persona decide liberamente e generosamente di donarsi all’impresa.
L’Empowerment non è una cosa che ci compera.
Il nostro posto nel mondo non coincide con il solo posto in cui lavoriamo. E questo messaggio vale anche per noi imprenditori.
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