Di quale libertà parliamo?
Recentemente ho letto questa frase. “I nostri nonni ci hanno regalato la libertà, priva delle istruzioni per l’uso”, e dal 1968 abbiamo ereditato quest’altra affermazione: “ io faccio quello che mi pare, nessuno mi può dire cosa devo fare”.
La prima fase risulta essere ancora vera mentre la seconda è stata puntualmente smentita. Ti chiedere da chi? Risposta: dalla tecnologia.
In realtà, cosi come ci fa notare il filosofo marxista Cornelius Castoriadis, chi dice di fare quello che gli pare alla fine finisce per fare quello che fanno tutti gli altri conformemente a quello che viene dettato dalle società che sono alimentate dalla prassi del consumismo.
Da tempo i grandi esperti di marketing hanno insegnato (alla politica oltre che alla industria) che per governare facilmente e senza fastidi le società, sarebbe stato necessario passare dalla cultura del bisogno alla cultura del desiderio.
Hanno dichiarato: Desiderare qualcosa deve superare l’avere bisogno di qualcosa.
Oggi, siamo tutti schiavi del desiderio e privi della libertà.
E così siamo ottimi attori protagonisti delle mani di un autore sconosciuto.
Ebbene si. Perché se l’autore lo conoscessimo, potremmo evitarlo, o semplicemente non leggerlo, o non recitare la nostra parte. Eppure l’autore è sotto i nostri occhi è a portata di click.
L’autore ha un nome: Tecnologia ed un cognome: Sociale.
Un nuovo autore per la nostra vita.
Tecnologia Sociale e un autore subdolo.
Si lascia usare, si fa amare da tutti. Moltissimi suoi fan sono testimonial importanti come ad esempio i capi di governo (Renzi fa la sua diretta Facebook) e tanti altri leader dell’industria e non solo.
Tutti diciamo che non possiamo farne a meno. E vero. Ma dovremmo imparare ad utilizzarla. Sin dalla tenera età.
Perché, come tutti gli strumenti, tutte le innovazioni, se le usi male producono gravi danni per se e per la società.
Cosa, infatti, l’autore non dice nel suo copione: “tutto quello che fai e che dici mentre mi utilizzi, lo userò per annullare la tua libertà”.
Non quella del “faccio tutto quello che mi pare all’interno di un menù preconfezionato” ma quella che mi permettere di scegliere menù.
Oggi la tecnologia disponibile è capace di farci scegliere anche quello che non vorremmo scegliere o che non avremmo mai desiderato scegliere.
Mentre passeggiamo in centro con nostra moglie saremo avvisati sul nostro smartphone che nel negozio a pochi metri da noi c’è una promozione del nostro capo di abbigliamento preferito. La tecnologia ci porta dentro e semmai acquistiamo un’altra cosa che ci viene segnalata sempre sullo smartphone che si trova sullo scaffale alle nostre spalle.
Ovviamente ti sarai chiesto ma chi governa questa tecnologia? E’ semplice.
Trattasi di ottimi professionisti che come lavoro scrivono righe di codice (software) – per le grandi compagnie internazionali (quelle dove il padrone si chiama “profitto ad ogni costo”) – con le quali, loro stessi, non immaginano le conseguenze; non sanno a cosa quei software daranno origine, visto che l’azione di questi software invade miliardi di persone e non un gruppetto di amici.
Una nuova grande responsabilità.
Avrai capito che ciascuno di noi, oggi, può incidere molto più facilmente e più rapidamente sulla vita futura sulla terra. Ogni nostro click determina un pezzo di futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. E’ aumentata in modo esponenziale la nostra responsabilità verso le generazioni future.
A molto dipende dalle capacità dicritca.Comunqe a me tutta questa tecnologia da un po’ fastidio!
Ottime considerazioni. Serve una educazione specifica che nessuno è al momento di erogare in modo strutturato.
IL CLICK
Il “click” è uno strumento nella disponibilità di una persona per comunicare, per esprimere un atto della volontà. Con un “click si può effettuare una operazione bancaria senza andare in banca o invitare la segretaria (o la collega) a…prendersi un caffè insieme. Dipende dalla rettitudine di intenzione: “Tutto ciò in cui interveniamo noi, piccoli uomini perfino la santità è un tessuto di piccole cose, le quali secondo la rettitudine d’intenzione possono formare un arazzo splendido d’eroismo o di bassezza, di virtù o di peccato” (Cammino, 826). L’aspetto rischioso del click è dato dal tipo di messaggio inviato dal “capo branco” al “branco” e dal grado di adesione al messaggio da parte del “branco”. Questo fenomeno riguarda principalmente i ragazzi ed i giovani (persone in formazione) che sono particolarmente sensibili (e vulnerabili) alla filosofia del branco. Es: ad una ragazza che vuol mantenersi pulita il “capo branco” manda un messaggio di questo genere “ma che, ti vuoi fare suora?” Il messaggio con il click viene inviato a tutto il branco e la ragazza è fuori e se non ha una sua personalità formata va in angoscia. L’obiettivo non è fermare il click (anche se va limitato fortemente ai ragazzi) ma formare le coscienze ad un corretto esercizio della libertà, intesa come “scelta del bene dopo averlo distinto dal male” (Tommaso d’Aquino).
Buon lavoro ed in bocca al lupo!
Peppino Maiorano