Ti ricordi il timore e tremore che avevamo pensando a Dio Padre? E similmente, ma in un grado sicuramente inferiore, per nostro padre, babbo o papà? Ti sei mai chiesto dove è finita quella autorità del padre di famiglia che si ispirava all’immagine del Dio Padre?
Era utile o non serviva a nulla?
A guardare quello che è accaduto è chiaro che il mondo non ha voluto servirsene. E tu pensi che sia stata una cosa buona?
Ho letto recentemente sul quotidiano Avvenire queste parole di Zygmunt Bauman: «Indipendentemente dal fatto che entrambi i genitori vivano o no sotto lo stesso tetto, i legami tra genitori e figli si stanno facendo sempre più laschi e al contempo viene strappata loro di mano l’identificazione pressoché totale con la struttura dell’autorità».
Concordo con Lui quando nel seguito del suo articolo parla di “evaporazione del padre”. Chi lo ha fatto evaporare? Possiamo trovare risposta, ad esempio, nella volatilità del mercato del lavoro e l’intrinseca fragilità delle posizioni sociali?
Che ne dici se pensassimo che il nostro nuovo stato sociale ed economico abbia di fatto indebolito (o annullato) quelle condizioni, su cui un tempo tendeva a fondarsi la possibilità di ricorrere al Capofamiglia per avere amore e certezze, aiuto e speranza?
Possiamo ritenere anche, come ha scritto Bauman, che «“l’evaporazione del Padre”, e così le sue conseguenze più decisive in termini di Weltanschauung – come lo svuotamento improvviso del “centro gravitazionale” – sono state favorite e promosse dalla rinuncia a una notevole fetta di responsabilità genitoriali, un atto di resa che può essere coatto o volontario, rassegnato oppure accolto con entusiasmo» ?
Hai capito bene.
Siamo difronte ad una situazione sociale nella quale colui che deve svolgere il ruolo del padre sceglie gioiosamente di non esserlo e lo fa senza scrupoli.
Tanto è vero che oggi, quello che i papà dovrebbero donare ai propri figli, viene procurato «attraverso i servizi a pagamento offerti dai mercati del consumo; e ancora di più attraverso il ricorso ai beni che questi offrono con la funzione di tranquillanti morali. Il che a sua volta spiana ancor più la strada alla commercializzazione degli aspetti più intimi dell’aggregazione e dell’interazione umana» (Bauman).
Io non mi arrendo e tu? Vuoi essere padre nella pienezza dl suo significato?
Ciao Roberto
Sembra proprio così.
La società cambia. E apparentemente questo cambiamento porta a risultati che appaiono negativi.
Ma non è quello che si pensa dalla notte dei tempi rispetto ad ogni cambiamento?
Ci sono esclusivamente effetti negativi?
Io non ho risposte. Nonostante ammetta di vivere appieno il disagio di questo modificazione di valori che ho vissuto personalmente.
Caro Roberto,
mi farebbe piacere parlare di tutto ciò che hai scritto di persona. Il tema di grande importanza richiede una riflessione alta, semplice e, al contempo, complessa. Ci vuole storia, filosofia, conoscenza dei grandi mutamenti sociali causati dai 2 conflitti mondiali.
A disposizione.
Vito Fascina
Ciao Roberto.
Non sarà forse vero che negli ultimi decenni l’invasione dei mezzi distruttivi di ogni valore, sia umano che cristiano, non abbia avuto come valido contrappeso un deciso e sano rigore che è alla base dell’autorità paterna?
L’abdicazione del proprio ruolo di figura di riferimento per i figli, di padrone del timone in un mare senza sponde, porta inesorabilmente all”evaporazione del padre”.
Solo risvegliando rigore e autorità, accompagnati da amore e conprensione, ci si riappropria del ruolo paterno verso i figli.
Peppino Di Maio
Non attendo altro che aggiungere sapienza a questa riflessione. Chiamami.
Grande pensiero come sempre! Grazie ciao Domenico