La crescita dell’interconnessione umana su scala planetaria ha prodotto negli ultimi decenni un’accelerazione fenomenale del processo di globalizzazione, con conseguenze straordinariamente rilevanti anche per la salute umana.
La salute è riconosciuta come diritto umano fondamentale, indivisibile da tutti i diritti umani e interdipendente da essi. Come tale è alla base dell’atto costitutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità, che la definisce come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non esclusivamente assenza di malattia”.
La salute costituisce non solo uno dei beni più intimi e vitali della persona, ma anche un bene pubblico globale e indisponibile, come l’ambiente, il clima, la sicurezza e la pace, ai quali peraltro la salute è strettamente legata.
Sono numerosi gli elementi di preoccupazione che portano alla necessità di un’attenta analisi dei rapporti tra globalizzazione e salute: emergono e si diffondono nuove patologie, si assiste alla riduzione delle risorse per la sanità pubblica e alla crisi dei sistemi sanitari, l’accesso alle cure è sempre più limitato e il diritto alla salute è spesso messo in discussione da approcci utilitaristi e da forti interessi economici.
La salute, anziché essere considerata come valore intrinseco e come una delle precondizioni della libertà personale e dello sviluppo umano, è spesso considerata solamente una variabile del sistema economico-finanziario, un peso per i bilanci, un’opportunità per i mercati.
Data la loro rilevanza, gli effetti del processo di globalizzazione sulla salute umana sono divenuti oggetto degli studi della cosiddetta ‘salute globale’.
Insieme alle nuove competenze, i futuri manager della salute globale, dovranno acquisire altresì la consapevolezza che la salute va difesa e promossa in quanto diritto umano fondamentale e bene comune globale.