Dalla moderna filosofia del pugliese Franco Cassano a quella antica del greco Socrate. Dagli scienziati dell’innovazione al Vangelo di Matteo. E’ stato questo il valore aggiunto che ha portato con il suo intervento Paolo Cacciari, giornalista ed ex parlamentare, ultimamente molto vicino alle tematiche della sostenibilità: raccogliere i pensieri più disparati e metterli insieme in modo organico e coerente. Nulla fuori posto, nulla per caso.
Nel suo discorso conclusivo della due giorni del convegno “Innovate o Evaporate”, organizzato dal dipartimento di psicologia dell’Uniba insieme al consorzio di imprenditori pugliesi “Costellazione Apulia”, nell’ambito del progetto Di.Co.Te. (DIscorsi in COmunità di pratiche attraverso le Tecnologie), Paolo Cacciari ha messo in evidenza come l’innovazione non sia un bene in sé ,“non deve essere autoreferenziale, perché in tal caso esulerebbe da prescrizioni etiche”.
Diventerebbe, in sostanza, come il mito faustiano della modernità, quello di Prometeo che con la tecnologia del fuoco crede di essere superiore agli Dei e, invece, è punito proprio a causa della sua presunzione.
Ci troviamo, pertanto, nella condizione che l’intelligenza e la creatività umana, dote che ci distingue dagli altre creature viventi, non siano impiegate a fin di bene, ma siano mal poste, creando i disastri che tutti oggi sappiamo.
Un altro fattore fuori controllo è l’economia, che, divenendo scienza autonoma, sfugge alle logiche etiche. Il paradosso è quello della finanza degli indici di borsa di voler “fare soldi con i soldi”. Ma questo, come già denunciava Socrate nel V secolo A.C, “è solo un gioco di prestigio. Il denaro non può generare ricchezza, perché il denaro è solo il simbolo di un bene (prodotto)”.
Come uscirne dunque?
E’ necessario porsi dei limiti. Un tempo era la sacralità (cristianesimo, la madre terra…) a imporli. Dall’illuminismo in poi, questi sono stai ricercati nella razionalità e nella consapevolezza sociale.
Bisogna, quindi, secondo il Principio di Responsabilità, l’etica del futuro, riscoprire il rapporto causa-effetto (non solo quello a breve) dell’agire umano. Inoltre, è necessario trasformare la nostra visione antropocentrica in una ecocentrica, perché l’uomo all’interno dell’ecosistema non è la creatura più importante, ma, probabilmente, solo quella più consapevole.
Quest’ultimo passaggio, per dirla con le parole di Leonardo Boffo, ci porta ad affermare che “l’uomo è sia dentro che fuori dall’ecosistema e può, pertanto, decidere di esserne l’angelo custode o satana.”
Le economie classiche scelgono satana: l’individuo egoista, presumendo che la somma degli egoismi faccia il Bene Comune. Se scegliessimo la parte più morale, se avessimo una visione del mondo e di noi stessi completa, riusciremmo a ricondurre la nostra creatività e innovazione, nell’ottica del Bene Comune.
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