Carissimi, è da tempo che mi fermo a riflettere su una delle idee più comuni: come riuscire a passare dalla cultura del PIL (Prodotto Interno Lordo) alla cultura del BIL (Benessere Interno Lordo). Ciò ha costituito anche l’oggetto di uno dei miei scritti, e grande è stata la soddisfazione quando ho appreso che David Cameron è del mio stesso parere. Sul Corriere della Sera di qualche settimana fa si legge: “il premier inglese è infatti convinto che la solidità di un Paese non possa essere misurata soltanto da quel numero e da quelle percentuali che esprimono la ricchezza prodotta in beni e servizi, il prodotto interno lordo (il Pil), ma che servano nuovi indicatori e uno in particolare, l’indicatore della felicità. In altri termini: il Pil non è sufficiente a fotografare una nazione e a dare conto, con la sua crescita o riduzione, della politica economica di un governo, allora è utile affiancarlo con il Fil, la felicità interna lorda, intesa come sinonimo di benessere, il benessere sociale, personale, culturale, la gioia di vivere e di divertirsi, in inglese l’acronimo è Gwp, ossia «general wellbeing»“.
Purtroppo in tempi come questi, in cui si pensa solo al pratico e immediato, a tutte quelle strategie necessarie per risollevarsi e uscire dalla crisi, queste parole possono sembrare solo aria fritta e impraticabili in ciò che ci riguarda; ma in realtà basta poco: bastano gesti da cittadino, da imprenditore, da figlio, da educatore, da politico. Comportamenti che non richiedono grandi sforzi, nessuna rinuncia, solo buona volontà e consapevolezza. Per superare il circolo vizioso del PIL basta riflettere, evitare gli sprechi e attuare un consumo delle risorse consapevole dei bisogni delle generazioni che verranno, cioè attuare uno sviluppo sostenibile.