Il 6 e l’8 Febbraio 2010 ho tenuto la relazione introduttiva al convegno che ha dato inizio alla comunicazione della Regione Puglia su questo marchio. Ecco una sintesi.
In Europa, le PMI sono pari a 19,6 milioni di unità e rappresentano il 99,8% del totale delle imprese europee; occupano 85 milioni di persone (il 67% del totale) e realizzano un valore aggiunto di oltre 3 mila miliardi di euro, ovvero circa il 58% del totale.
La quasi totalità delle PMI europee (oltre 18 milioni di unità, pari al 91,8% del totale) è costituita da imprese con meno di 10 addetti che occupano 37,5 milioni di persone (il 29,6% del totale) e realizzano un valore aggiunto di 1.120 miliardi di euro (il 20,9% del totale).
Secondo l’Istat, nel nostro Paese, sono attive, quasi 4,5 milioni di PMI (nel 2007) e occupano 17,6 milioni di persone. In Italia sono prevalenti le microimprese: oltre 4 milioni di unità produttive hanno meno di 10 addetti, rappresentano il 95% del totale e occupano il 46% dei lavoratori.
In Puglia abbiamo un totale di 254.125 imprese per 739.307 addetti e cioè 2,91 occupati per impresa.
Sono 500 le aziende (maggiori corporations transnazionali) che controllano il 52 per cento del PIL mondiale. Come ha scritto Jean Zigler , il mondo si è rifeudalizzato; una casta di cosmocratici dotati di poteri illimitati domina l’economia e determina le politiche dell’intero pianeta.
Jean Ziegler (Thun, 19 aprile 1934) è un sociologo e politico svizzero. È autore di numerosi saggi sui temi della povertà e sugli abusi e le storture dei sistemi finanziari internazionali. Oggi ricopre la carica di Relatore speciale sul diritto all’alimentazione per la Commissione sui diritti dell’uomo delle Nazioni Unite. È professore di sociologia presso l’Università di Ginevra e l’università Sorbona di Parigi.
Se avessimo a riferimento la sola Europa stiamo parlando della percentuale dello 0,00255 d’imprese e se avessimo a riferimento l’Italia dello 0,0111. Ci rendiamo conto di chi comanda il mondo?
E si perche queste imprese mettono ai loro piedi qualsiasi governo (USA compresa) indicando le leggi e le modifiche alle leggi (di qualsiasi tipo) che devono fare, tutte a favore dalle loro possibilità di espandersi nel mondo.
Di chi sono queste imprese? BU!!!! Conoscete l’imprenditore? Ha una identità? Forse sappiamo il nome del presidente o amministratore delegato. Ma chi sono i soci? Li conoscete? E cosa cercano i soci? Il profitto. Vogliono che le loro azioni ogni giorno valgano di più. E come può avvenir e questo? Espandendo i mercati ed il numero di prodotti da vendere. A chi? al mondo intero. Loro hanno inventato la globalizzazione e il supersviluppo.
Voi mi direte: che centra tutto questo. Centra, centra.
I prodotti devono durare di più, non possono essere freschi. E come si fa? Si modificano e si introducono sostanze chimiche e forti sofisticazioni. Ma hanno perso il loro valore nutrizionale, funzionale, e chi se ne frega, l’importante e che possono essere trasferiti in una qualsiasi parte del mondo e si possano mangiare anche dopo molto tempo dalla loro produzione. Devono saziare? No devono essere fatti in modo tale che l’organismo ne chieda di più. E l’obesità? E le altre malattie che ormai scientificamente è dimostrato dipendono dalla pessima alimentazione (prodotti)? Chi se ne frega. Se aumentano i malati facciamo un piacere alle imprese farmaceutiche (che sono tra le 500) ed ovviamente facciamo incrementare il PIL anche per effetto delle spese sanitarie.
E noi miseri mortali stiamo qui stasera a parlare di che? Del marchio Prodotti di Puglia. E cos’è?
E’ lo strumento più importante e strategico pensato dalla Regione Puglia per fare in modo che le nostre piccole imprese continuino a vivere.
Ma torniamo alle imprese di cui sopra. Loro hanno bisogno di quantità (grandi quantità per invadere quanti più mercati possibili) ma non hanno la qualità (non quella prevista per legge, che ovviamente stanno bene attenti a rispettarla) quella vera dei nostri prodotti.
Noi abbiamo la qualità ma non abbiamo la quantità, perché non abbiamo i mercati. Perché i mercati non ci conoscono. Ma anche se li avessimo, non abbiamo le strutture per soddisfare le richieste del mercato.
Allora ci vien detto: innovare e globalizzare. E che vuol dire?
Partiamo dalla globalizzazione. E’ la stessa cosa di internazionalizzazione? NO.
La globalizzazione è internet? Internet ha annullato le distanze geografiche. Ha reso tutto il mondo in tempo reale. Ma internet è solo uno strumento che facilità la globalizzazione.
Rendere omogeneo (senza differenze) un territorio (in questo caso il mondo) è uguale a esportare? NO. È uguale a delocalizzare? NO.
Ma non posso parlare di cosa significa globalizzazione. Posso solo dirvi che la crisi attuale è figlia di questa globalizzazione. Perché è stato fatto passare il messaggio agli uomini della terra che per diventare ricchi non è più necessario lavorare. Basta la finanza. Ormai può guadagnare molto e subito senza lavorare, e se si lavora questo rallenta la produzione di ricchezza. Il prodotto, l’unico prodotto da scambiare come merce è il danaro stesso. E chi invece ha i prodotti della terra?
Ma noi sappiamo che i nostri prodotti ed il nostro lavoro sono generatori di ricchezza (non solo quella monetaria).
L’olio (Denominazione di Origine Protetta) “Terra d’Otranto” è lo stesso se lo produciamo in Polonia? E lo stesso se lo facciamo con olive del Venezuela? Ma se è diverso da quello di Bitonto? Avete letto il disciplinare che parla di: zone di produzione e fa l’elenco, modalità di coltivazione, modalità di raccolta, la produzione massima per ettaro, tipologia di frantoi e loro sede, le caratteristiche al consumo (colore, odore,sapore, acidità, ecc), confezione.
L’olio extravergine di oliva è garantito e messo in commercio con il marchio D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta), in attuazione del Reg. CE n. 2081/92.
La normativa comunitaria intende tutelare quei “prodotti agricoli ed alimentari le cui caratteristiche siano dovute essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori naturali e umani e la cui produzione, trasformazione ed elaborazione avvenga nel luogo di origine”.
Per produrre l’olio extravergine d’oliva TERRA D’OTRANTO DOP – o quello denominato CORATINA occorre rispettare le regole previste dal relativo Disciplinare di produzione, entrato in vigore con il D.M. del 6 agosto 1998, sottoponendo l’azienda, durante le diverse fasi di lavorazione delle olive (produzione, trasformazione e confezionamento), alle verifiche di un Organismo di Controllo esterno.
Tale organismo è individuato e legittimato all’esercizio delle funzioni ispettive dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.
Cresce in Italia il peso dei prodotti agroalimentari a denominazione di origine, da 101 tra Dop e Igp del 2000 a 195 del 2009, (nove anni per avere un numero quasi doppio!!!!!!!!!!!!!!!!) facendo così conquistare all’Italia il primato in Europa, superando la Francia.
Del totale complessivo ben 132 sono a Dop e 72 a Igp , di cui 70 prodotti ortofrutticoli, 38 olii extravergini di oliva, 36 formaggi, 32 prodotti a base di carne, 5 prodotti da panetteria, 4 spezie o essenze, 3 aceti, 3 prodotti di carne e frattaglie fresche, 2 prodotti della pesca e 1 miele.
Attraverso il marchio si punta a comunicare un valore, un territorio, una storia unica
Cos’è il Marchio Prodotti di Puglia? Una azienda fra quelle 500 ma molto diversa da quelle 500.
La nostra è una multinazionale con un modello culturale alternativo che opera nella globalizzazione.
È un marchio collettivo comunitario con indicazione territoriale inteso a promuovere e sostenere la produzione, la valorizzazione e la diffusione dei prodotti agro-alimentari che sono realizzati in Puglia.
E allora? Come e cosa globalizziamo? Cosa innoviamo? Perché se non lo facciamo non andiamo da nessuna parte. Solo chiudere possiamo.
L’innovazione non riguarda certo il prodotto, o il suo processo di produzione, ma il modo con il quale dobbiamo comunicarlo, farlo conoscere, vendere, e farlo diventare un valore (una storia, una emozione, un ricordo, un sentimento) per la persona che lo gusta.
Noi con il nostro stare insieme dobbiamo essere una storia UNICA così come lo sono i nostri prodotti.
La Regione Puglia con la registrazione del marchio “Prodotti di Puglia” intende:
– promuovere e sostenere la produzione, la valorizzazione e la diffusione dei prodotti agro-alimentari che sono realizzati in Puglia;
– garantire la qualità delle produzioni;
– sostenere ed incentivare le PMI del settore agricolo ed alimentare nell’uso del marchio “Prodotti di Puglia” per differenziare i propri prodotti;
– consentire ai consumatori un’immediata identificazione dei prodotti che sono propri della Puglia, garantire la provenienza e i vari passaggi lungo la filiera;
– incentivare la costruzione di un sistema di qualità dei prodotti agroalimentari immediatamente trasferibile al territorio nel suo complesso, basato su comportamenti virtuosi degli operatori del settore agro-alimentare;
– promuovere tecniche rispettose dell’ambiente per favorire:
1. l’eco-compatibilità del processo;
2. il risparmio energetico;
3. l’applicazione di tecniche innovative.
Una innovazione, ad esempio, consiste nell’attivare un sistema informativo sulla tracciabilità. Che consente di risalire con certezza dal prodotto al produttore iniziale.
Non voglio trattenervi sulla procedura con la quale acquisire la licenza d’uso del marchio, basta leggere.
Ma quanto dirvi che richiedere l’uso del marchio, ottenerlo, custodirlo sono il vero processo innovativo che viene richiesto. Qualcuno potrà dire, ma costa. Certo che costa, perché le cose che hanno valore costano.
Ma facciamo un salto indietro, e la globalizzazione? Se la intendiamo come la sola capacità di vendere i nostri prodotti al mondo intero, possiamo farlo. Ma ha bisogno di una innovazione… culturale.
Nessuno di voi può globalizzarsi individualmente. Non avete i numeri e forse neanche i soldi per competere con i grandi. Ricordate quello che vi ho detto all’inizio, neanche tutte le aziende di puglia messe insieme riuscirebbero a fare quello che fa una sola di quelle 500 imprese. Ma per fare qualcosa in ordine alla globalizzazione bisogna farlo insieme. Con il marchio prodotti di puglia.
La globalizzazione per voi consta nell’acquisire una cultura che viene da altri popoli (meno individualisti e scemi di noi) che è la cultura che se vincono tutti vinco anche io.
Questa è l’innovazione primaria. La cultura di stare insieme. Nelle multinazionali si sta insieme, da sconosciuti, mediante una quota di capitale, qui si sta insieme, da conoscenti, con una quota di valore e di relazione virtuosa.
L’organo di controllo, un controsenso ed un costo perché ci sono i furbi. Quelli che non vogliono vivere comportamenti virtuosi.