Nella sua ultima prolusione al Consiglio permanente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco ha denunciato il «totalitarismo del pensiero unico» che «decide che cosa esiste e che cosa no, di che cosa si può parlare e di che cosa è proibito, pena la pubblica gogna. È un “totalitarismo culturale” che si mostra tanto più arrogante quanto più è vuoto; tanto più pauroso e sospettoso quanto più è nudo.
Dall’individualismo libertario l’uomo concreto – paradossalmente – è estromesso e sostituito da poteri anonimi, da burocrazie impersonali, da meccanismi artificiali, da logiche di produzione e di profitto».
Tutto questo è stato ribadito in questi ultimi mesi da papa Francesco in diverse occasioni:
il «fenomeno del pensiero unico» ha sempre causato «disgrazie nella storia dell’umanità». «Nel secolo scorso abbiamo visto tutti noi le dittature del pensiero unico che hanno finito per uccidere tanta gente». Si sono sentite padrone e «non si poteva pensare altrimenti: si pensa così». Ma «anche oggi c’è l’idolatria del pensiero unico. Oggi si deve pensare così e se tu non pensi così non sei moderno, non sei aperto». Tante volte, ha proseguito, «quando alcuni governanti chiedono un aiuto finanziario si sentono rispondere “ma se tu vuoi questo aiuto devi pensare così e devi fare questa legge e quell’altra, quell’altra”». Dunque «anche oggi c’è la dittatura del pensiero unico e questa dittatura è la stessa di questa gente» di cui parla il Vangelo. Il modo di fare è lo stesso. È gente che «prende le pietre per lapidare la libertà dei popoli, la libertà della gente, la libertà delle coscienze, il rapporto della gente con Dio. E oggi Gesù è crocifisso un’altra volta».