La famiglia è una risorsa e non un problema.
Tu che ne pensi? E se ti dicessi che i figli sono un Bene Comune?
Sai ovviamente che il fisco italiano non è a misura di famiglia. E che necessita una vera riforma fiscale in tal senso?
Ovviamente sai, che in materia, le ultime attenzioni del Governo sono state quelle per le unioni civili. E’ stato un vero gesto di attenzione verso circa 2.000 coppie (dato ISTAT) che spero non abbia generato una disattenzione verso più di 16 milioni di famiglie (dato ISTAT).
Oggi fare un figlio significa essere eroi, mentre in Francia da anni il saldo, nascite/morti è positivo grazie alla legge del “Quoziente Familiare”.
Una proposta in tal senso, in Italia, si chiama Fattore Famiglia, sai di cosa si tratta?
In poche parole significa quantificare la capacità contributiva in modo che sia pienamente rispondente al dettato costituzionale (art. 53) che recita: “ Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”
Quindi, in primo luogo, il Fattore Famiglia è una questione di giustizia e non una misura fiscale che aiuta le famiglie.
In cosa consiste la proposta del Fattore Famiglia
La proposta consiste nel individuare il livello minimo di reddito non tassabile, superato il quale si inizia a pagare le tasse (capacità contributiva); una volta individuato il livello di reddito non tassabile per una persona, questo viene moltiplicato per un fattore proporzionale al carico familiare (coniuge, figli, disabilità, non autosufficienza, ecc.).
Il fattore proporzionale al carico familiare è il “fattore famiglia”. Il prodotto che si ottiene è la “NO TAX AREA”, superata la quale si applicheranno le aliquote progressive previste.
Ma adeso viene il bello. A cosa destineranno le famiglie questi importi di tasse ingiustamente pagate? Con molta probabilità al loro benessere, a quello che serve per il futuro dei loro figli, e perché no ad avere più serenità nel generare un nuovo figlio. Che a sua volta necessiterà di nuove spese per la sua cura e la sua crescita. E quindi (molto sinteticamente non posso dilungarmi su tutti gli effetti sistemici dell’economia) a nuove entrate per l’erario, crescita dei fatturati per le aziende dell’infanzia, nuovi posti di lavoro ecc. ecc.
Per lo Stato la famiglia è una risorsa generativa e non un costo.
I agree completly. Grazie e buonissima giornata.
Caro Roberto il “problema dei problemi” è che da anni ormai la classe politica sembra provare un profondo senso di fastidio verso la famiglia come se fosse un modo di vivere vecchio, obsoleto e quindi superato e da superare. È molto più moderno, à la page e, soprattutto, più redditizio elettoralmente dare attenzione a quelle che non a caso vengono definite anche ‘nuove forme’ di famiglia rispetto alla famiglia ‘tradizionale’ (le parole sono pietre). Forse se lo chiamassimo Fattore nuove Famiglie o Fattore unioni civili verrebbe approvato in un lampo o almeno giusto in tempo per le elezioni…Buona vita
Assolutamente daccordo.
Caro Roberto, la NO TAX AREA per le famiglie è interessante ma credo che rimarrà un progetto irrealizzabile. Utopia economica in quanto le politiche per le famiglie ormai non interessano più a nessuno. Le nascite diminuiscono e le famiglie tendono a disgregarsi come neve al sole. Il fenomeno sociopolitico va ad incidere ovviamene su quello politico-economico. Un commento breve lo potrei pure fare ma credo che sia importante una riflessione di più ampio respiro. Ti ringrazio di cuore per vermi reso partecipe. A presto Francesco
Grande Roberto, un abbraccione
Caro Roberto,
grande idea perchè molto semplice da spiegare e da applicare. Complimenti.
Un abbraccio
Antonio
Roberto carissimo , ti ringrazio per il coinvolgimento su di un tema che considero fondamentale per lo sviluppo della nostra società civile e per la equa distribuzione della ricchezza nel nostro ” ingiusto ” paese : vorrei però invitarti a riflettere su un fattore importante che consiste nella individuazione della quota di bisogno reale che compete a ciascun componente della famiglia , nonché della progressività di tale indicatore a seconda dell’età . Purtroppo tali indicatori possono essere soltanto ” minimi ” e cioè legati alla sopravvivenza degli individui , credo che tale argomento sia già stato affrontato con il reddito di dignità e con altri meccanismi di supporto alla povertà . Risulta difficile stabilire quanto debba costare un figlio ad una famiglia , voglio citare una nota canzone di Ligabue ” Tutti vogliono viaggiare in prima e che il viaggio non finisca più ” , rispetto a questa mentalità dominante chi si assume il compito di decidere quanto e cosa si intende per necessità di un’individuo ? Se il dibattito nasce su questi binari potrà seguire una logica e quindi perseguire un risultato , altrimenti diventa un’utopistica rappresentazione della giustizia fiscale e sociale . Ovviamente sono d’accordo a perseguire l’obiettivo di un progetto di legge che quantifichi il valore del ” fattore famiglia ” , ma guardando la realtà dei nostri giorni , delle esigenze e dei bisogni reali , individuando le aree di intervento sia a livello sociale che geografico ( parlo della differenza di costi tra nord e sud del paese ) , altrimenti si rischia di proporre un semplice meccanismo di supporto alle famiglie disagiate senza far capire il valore ed il beneficio più generalizzato della proposta . Un’abbraccio ! Salvatore Carannante
e’ una ottima analisi e indicazione della soluzione di uno dei problemi di tipo economico riguardanti la famiglia. Purtroppo risente del limite che va a collocarsi nel mare delle richieste di diritti: Tutti a chiedere, ci fosse qualcuno che cominci ad indicare come produrre
ricchezza da destinare alle varie necessità! Viviamo in un paese in cui si spende di più di quanto si produce ricorrendo a sempre maggiore indebitamento.
non credo che ci voglia un grande stratega, o un grande economista, per capire che l’unica molla che può far ripartire i consumi e l’economia di un paese sia legato alla sviluppo demografico, una famiglia con tre figli consuma tutto in quantità superiori di una che ha un solo figlio, figuratevi poi se i figli sono ancora di più, e il vero problema non è la mancanza di mezzi economici per poterli mantenere, ma la mancanza di generosità e la volontà di sacrificare un po’ del proprio egoismo per potersi dedicare e donare così il proprio tempo e la propria vita agli altri. spesso è la paura che ci frega, la paura di perdere qualcosa, tempo, possibiltà economiche, o di prestigio sia sociale che professionale,o di divertimento, o di possedere beni ecc… ma sono tutte cose che passano, l’unicacosa che rimane è l’amore che mettiamo nelle cose che facciamo e che doniamo, tutto il resto va perduto.