Come padre di un’adolescente, sento il dovere di raccomandare ai genitori di fare attenzione al modo in cui utilizzano i social media i propri figli.
Non si tratta di operare un controllo ossessivo e tanto meno una censura, ma di educare all’ utilizzo degli strumenti web. Perché appunto di strumenti si tratta e, pertanto, non vanno demonizzati. Qualcuno potrà dire: “sono troppo vecchio per Facebook o Twitter” oppure “non capisco nulla di informatica”. Il punto non è questo. Non dobbiamo educare ad uso tecnico (anche perché in questo i nostri figli possono darci vere e proprie lezioni) ma ad un discernimento sui contenuti.
Il pericolo non è solo quello di poter fare conoscenze sbagliate, ma di riempirsi la testa di contenuti vuoti, senza valore.
In questo senso, ho letto sull’Avvenire due belle iniziative a supporto dei giovani e delle loro famiglie.
A Messina l’Istituto superiore Don Bosco insieme alla Scuola superiore di specializzazione in bioetica e sessuologia dell’istituto teologico San Tommaso ha discusso sul nuovo modo di gestione delle relazioni familiari con i social network e dell’opportunità di organizzare eventi mondiali con gli stessi.
A Padova, una collaborazione tra la Diocesi, la Provincia ed alcune associazioni locali, ha dato vita ad un progetto intergenerazionale in cui i giovani apprenderanno attraverso un corso le tecniche per insegnare l’uso degli strumenti informatici, per poi organizzare nelle parrocchie dei corsi per gli anziani.
Non dimentichiamo, però, che il compito di noi genitori è quello dell’accompagnamento: un mettersi anche fisicamente vicino ai nostri figli, soprattutto quando sono piccoli, per insegnarli che anche nella realtà virtuale ci sono regole e valori.
In questo modo, gli forniamo i punti cardinali della mappa della loro vita che dovranno costruire quando saranno più grandi.
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