Questa raccolta di 14 e-book, scritta dal dott. Peppino Maiorano, è basata su ricerche di docenti della Pontificia Università della Santa Croce.
Redatta in modo semplice, mira a rendere i concetti accessibili a un pubblico ampio, per facilitare il dialogo tra credenti e non credenti.
San Giovanni Paolo II – pochi mesi dopo la sua elezione a Papa, con un discorso profondo e riflessivo del marzo 1979 rivolgendosi a un gruppo di studenti universitari di Napoli, sottolineava l’importanza per i cristiani di comprendere e approfondire le motivazioni della propria fede, al di là del battesimo ricevuto o delle condizioni socio-storiche. Mettendo in evidenza come, senza una coscienza personale e una comprensione adeguata della propria fede, questa possa crollare di fronte alle sfide della vita.
Inoltre, il Papa parlava dell’effetto della crescente secolarizzazione nel mondo occidentale, caratterizzata da materialismo e indifferenza religiosa. Questo fenomeno è stato influenzato da una catechesi e una formazione religiosa che spesso non raggiungono efficacemente i credenti, portando a una percezione alterata di ciò che significa vivere una “vita buona e felice” in una società tecnologicamente avanzata e materialisticamente orientata.
San Giovanni Paolo II invita quindi i credenti a non trascurare un’adeguata comprensione intellettuale della fede, fondamentale per mantenere salda la propria identità cristiana e per vivere secondo i valori del Vangelo. Questa comprensione è vista come essenziale per resistere alle sfide poste dalla società moderna e per mantenere una pratica di fede autentica e significativa.
Qual è l’origine dell’universo e quale sarà la sua futura evoluzione? Vi è stato un inizio dell’universo e, in quel caso che cosa c’era prima? Cosa sappiamo veramente del nostro universo, e come siamo arrivati a questa conoscenza? Quando e come è comparso l’uomo?Interrogarsi sul senso della propria vita, sull’enigma della morte, sull’esistenza di una responsabilità legata alla libertà delle proprie azioni, ecc. Queste sono le domande fondamentali che gli esseri umani si sono sempre posti.
La Rivelazione biblica offre le basi per riconoscere che fra l’infinità del Creatore e la finitezza della creatura, fra l’eternità di Dio e la temporalità del mondo, la creazione è capace di instaurare un legame veritiero, non apparente, senza dissolvere la trascendenza del Creatore, né divinizzare la creatura. L’espressione filosofica di questo legame può essere rappresentata in modo convincente dalla nozione metafisica di «atto di essere», cioè l’atto continuo e trascendente con cui Dio chiama all’essere una creatura.
Nel mondo occidentale, tale dibattito ha preso forma dapprima nel confronto, e poi nel tentativo di composizione, fra la narrazione biblica dell’origine dell’uomo ed i dati provenienti dalle scienze. In questo contributo ci occuperemo dell’origine dell’uomo secondo un itinerario principalmente paleoantropologico ed evolutivo, teso ad individuare l’Identità biologica e culturale dell’essere umano, per accedere poi ad alcune risonanze di ordine filosofico e teologico.
Vengono definite le diverse componenti dell’essere umano, adoperando quasi sempre il binomio “anima” (o “spirito”) e “corpo”; in tempi recenti si parla più di “mente” e “cervello”.Lungo la modernità si è cercato di chiarire la relazione tra anima e corpo, con il consolidamento di due posizioni opposte: il monismo materiale con cui si nega semplicemente ogni dualità anima-corpo, e il dualismo spiritualista con cui la si afferma radicalmente.
Nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo. Cristo manifesta l’uomo, in fin dei conti, come un essere aperto ai doni divini, aperto all’arricchimento, come essere dinamico. Quando si dice che “Cristo svela l’uomo all’uomo”, sembra a prima vista che si tratti di un’affermazione semplice: Cristo, l’uomo perfetto, Immagine compiuta del ci fa vedere come è, o come dovrebbe essere, l’uomo fatto “a immagine di Dio”.
l Vecchio Testamento descrive le origini dell’uomo che è stato “tratto dalla terra”, plasmato da Dio con la polvere del suolo al quale venne soffiato nelle narici un alito di vitA. Dal Nuovo Testamento il racconto è definito “racconto sacerdotale” perché esprime la necessità di lodare Dio. Il racconto definisce e considera l’uomo a partire dalla veduta, dal progetto e dall’agire di Dio stesso.
L’insegnamento di Agostino sulla grazia, sempre nel contesto della vita umana, si può riassumere in otto punti. Per inquadrare la dottrina di Sant’Agostino necessario preliminarmente considerare la dottrina di Pelagio, suo principale avversario in materia di antropologia cristiana. E poi in questo capitolo viene illustrata la posizione di Lutero, in quanto svolta radicale del cristianesimo occidentale, seguita dalla contro-riforma cattolica del Concilio di Trento.
La grazia ha la sua origine, la sua unica origine, in Dio.
Essa è, semplicemente, la vita di Dio nell’uomo.
In questo capitolo verrà delineato il concetto della filiazione divina in quanto donazione e ricezione della grazia nell’uomo. È nel Nuovo Testamento che si parla apertamente della paternità del Dio di Gesù Cristo e della filiazione che ne consegue. Cristo insegna la paternità di Dio.
Affrontiamo l’aspetto “psicologico-morale” della vita della grazia, cioè il rinnovamento operato da Dio delle facoltà e dell’agire della persona umana. Con la grazia Dio infonde nell’uomo forze propriamente divine, chiamate “virtù infuse”, forze con cui l’uomo agisce come figlio, come Cristo e per influsso dello Spirito Santo.
Le virtù si distinguono in virtù teologali e virtù morali; queste ultime a loro volta sono integrate dai doni dello Spirito Santo e costituiscono un prolungamento delle virtù infuse.
L’uomo risponde alla grazia divina con tutto il suo essere, con tutta la sua vita.
In altre parole, la libertà dell’uomo nei confronti della grazia divina è libertà umana, libertà incarnata, libertà intera.
La grazia e la libertà nel dialogo cattolico-luterano.
Grazia, libertà e vita ascetica del cristiano.
L’uomo esercita il suo dominio sul creato, e quindi la sua libertà, secondo tutto il suo essere, spirituale e materiale, anima e corpo, come individuo e come membro della collettività, rivolto inseparabilmente a Dio e al mondo. La libertà non è quindi una “parte” dell’uomo, ma è dell’uomo tutto intero. La distinzione tra libertà e libero arbitrio Freedom from – e freedom for. Grazia sanas e grazia elevans.
L’uomo è un essere sociale, nella misura in cui ha bisogno degli altri per realizzarsi. Ciò corrisponde quindi a una verità pratica della vita umana; da questo si deduce che la socialità è un aspetto fondamentale della natura umana stessa. L’uomo come essere sociale. L’uomo come individuo. La riflessione cristiana sulla socialità umana. Il rapporto con gli altri e il senso dell’uguaglianza e della disuguaglianza umana.
Si descrive una distinzione non solo di tipo fisiologico, ma anche psicologico e con riscontri nel campo della affettività. La donna è più intuitiva, più ricettiva, più protettiva verso la vita comunicativa; l’uomo è più propenso all’astrazione e alle speculazioni teoriche, più aggressivo e dominatore nell’agire. La storia dell’antropologia nella questione dell’emancipazione della donna e del rapporto tra uomo e donna: il “femminismo di uguaglianza”, della Rivoluzione francese che ha rivendicato l’identità tra i generi nei rapporti sociali.
L’uomo creato da Dio e inserito nel mondo. Spetta a lui contribuire all’instaurazione definitiva della Sovranità di Dio su tutto il Creato. È questo il destino dell’uomo sulla terra: dominare il mondo sotto Dio, ma come figlio. Dio, infatti, chiama l’uomo a dominare sulla terra come ambasciatore e figlio Suo, gli dà la possibilità di agire liberamente lo spazio – ovvero il tempo – per proiettarsi verso il futuro e la possibilità di condividere i doni divini con le altre creature.
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