Nel 2013 un giudice della Sezione Famiglia dell’Alta Corte di Londra ha riconosciuto ai “donatori” (scrivo “donatori” – di sperma o diovuli – tra virgolette, per ricordare sempre che codesti soggetti non donano, ma vendono, a suon di denaro contante) il diritto di conoscere e frequentare i propri figli. Ma lo stesso magistrato dichiara che i rapporti tra tutti codesti soggetti, e soprattutto i diritti sul bambino da parte dei su citati “donatori” andrebbero regolati con precisione. Il che potrebbe giuridicamente risolversi con un con tratto di natura privatistica. Mentre ci si preoccupa dei “donatori” mai nessuno si è messo dalla parte dei più deboli: dei bambini prodotti come merce da supermercato, che un giorno scoprono di non essere figli di mamma e papà. Ora, è in atto una vera e propria rivolta dei figli della provetta che sono divenuti maggiorenni. Vogliono sapere chi sono i loro genitori biologici, in particolare cercano il padre. Clivia Pratten è un po’ l’emblema di costoro: sta combattendo da anni sul fronte legale presso la Suprema Corte canadese al fine di conoscere l’identità del padre biologico. Intanto sono stati aperti diversi siti internet che testimoniano il disagio dei figli concepiti in provetta e la loro aspirazione a conoscere genitori biologici. Il sito americano che raccoglie le storie dei figli che si chiedono “Who am l?” (Chi sono io) è anonymousus.org, l’analogo sito belga è donorkinderen.com
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