Difendere la famiglia naturale non è una posizione confessionale, ma di semplice ragionevolezza.
La società umana cresce e si sviluppa innanzitutto grazie all’unione di uomo e donna che procreano ed educano i figli.
Distruggere la famiglia e scardinare il matrimonio rientrano in un piano “diabolico” di distruzione dell’uomo al quale mi oppongo in modo deciso e irremovibile.
Abbiamo già fatto un grosso errore con il divorzio ed adesso ci apprestiamo al secondo (siamo recidivi), perché lasceremo che si approvi il divorzio breve. Ecco cosa si appresta a fare il Parlamento italiano per rendere il matrimonio gracile e liquido.
E per renderlo un fatto obsoleto e da archiviare, oggi si parla di regolarizzare le unioni civili eterosessuali. Anche se da sempre con il diritto comune, sono già riconosciuti ai conviventi numerosi diritti.
Siamo al paradosso: le persone che scelgono deliberatamente di non assumere i doveri del matrimonio vogliono godere dei diritti (quando vengono rispettati!) da esso derivanti.
Possiamo immaginare che di fondo ci sia un obiettivo nascosto e cioè svilire ed archiviare definitivamente il matrimonio?
Leggiamo cosa nel 2000, il Pontificio Consiglio sulla Famiglia ha scritto in documento dal titolo “Famiglia, matrimonio e unioni di fatto”:
«Se la famiglia matrimoniale e le unioni d’ fatto non sono simili né equivalenti nei loro doveri, funzioni e servizi alla società, non possono neanche essere simili né equivalenti nello status giuridico» (n. 10)
Tutti sappiamo che le unioni di fatto sono in effetti il frutto di comportamenti privati, mentre «nel matrimonio si assumono pubblicamente e formalmente impegni e responsabilità di rilevanza per la società, esigibili nell’ambito giuridico» (n. 11).
«Accordando il riconoscimento pubblico alle unioni di fatto, si crea un quadro giuridico asimmetrico: mentre la società assume obblighi rispetto ai conviventi delle unioni di fatto, questi non assumono verso la stessa gli obblighi propri del matrimonio. L’equiparazione aggrava questa situazione poiché privilegia le unioni di fatto rispetto al matrimonio, esonerandole dai doveri essenziali verso la società» (n.16).
Eppure, la Costituzione Italiana protegge la famiglia e non le unioni di fatto.
Si tratterebbe quindi di una vera e propria discriminazione anticostituzionale della famiglia fondata sull’unione sponsale.
Dicono ancora i Vescovi: questa «esaltazione indifferenziata della libertà di scelta degli individui, senza alcun riferimento a un ordine di valori di importanza sociale, obbedisce a una concezione completamente individualista e privatizzata del matrimonio e della famiglia, cieca alla loro dimensione sociale oggettiva» (n.15).
Ma questo è solo l’inizio, perché come stiamo vedendo come le unioni di fatto ci stanno portando ad accettare anche la legalizzazione del matrimonio omosessuale, alla quale andrebbe fatta subito una opposizione netta e totale, senza sconti e cedimenti. Fa fatto subito, adesso che il progetto di legalizzare le unioni omosessuali, presentato in Italia dal governo Renzi, è ancora una promessa.
Ciò che verrebbe minato da una legge del genere è lo stesso ordine naturale. Difendere la famiglia naturale, quindi, non è una posizione confessionale, ma di semplice ragionevolezza.
Ma mentre noi dobbiamo dire NO alle unioni di fatto, stiamo già ascoltando la nuova minaccia portata a seguito del “matrimonio gay”: le adozioni.
Oggi le persone (cattoliche e non) sono confuse incerte, timorose e a volte complici di chi vuole distruggere la famiglia, mentre per i cattolici l’insegnamento della Chiesa in materia è chiaro e vincolante.
Un documento della congregazione per la Dottrina della Fede “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali” firmato il 3 giugno 2003 dall’allora card. Joseph Ratzinger spiega che la legalizzazione delle unioni omosessuali violerebbe palesemente i principi di giustizia e di uguaglianza.
Infatti c’è giustizia quando si dà a ciascuno il suo e c’è uguaglianza quando si trattano in maniera diversa situazioni diverse e in modo uguale realtà uguali. Dice il documento:
«Le unioni omosessuali non svolgono neppure in senso analogico remoto compiti per quali il matrimonio e la famiglia meritano un riconoscimento specifico e qualificato». (n.8)
«Poiché le coppie matrimoniali svolgono il ruolo di garantire l’ordine delle generazioni e sono quindi di eminente interesse pubblico, il diritto civile conferisce loro un riconoscimento istituzionale. Le unioni omosessuali invece non esigono una specifica attenzione da parte dell’ordinamento giuridico, perché non rivestono il suddetto ruolo per il bene comune».(n.9)
«Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale; ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità (n. 11)