Una Learning City (o Città che apprende) è una città che riconosce e comprende il ruolo fondamentale dell’apprendimento continuo (Lifelong Learning) come base dello sviluppo locale e della crescita del benessere dei cittadini.
Nessuna Giunta Comunale può impegnarsi nella costruzione del Bene Comune se prima non garantisce a tutti i cittadini la possibilità di accedere alle fonti dell’apprendimento per tutto il durare della vita.
Detto diversamente in una città che apprende è molto più facile migliorare le prospettive di crescita dei cittadini, valorizzare i talenti delle persone, accrescere l’occupazione e l’inclusione sociale. Tutte cose che portano inevitabilmente ad una società più sicura, priva di criminalità, con un alto tasso culturale e di rispetto umano.
L’attuale società, frenetica e consumistica, pur definendosi società della conoscenza, non è strutturata in maniera tale da offrire realmente opportunità di apprendimento continuo. Abbiamo a disposizione i soliti vecchi sistemi tradizionali di insegnamento (che non è apprendimento) chiusi e poco flessibili, che non garantisco a chiunque di intraprendere un percorso di crescita fatto su misura, in funzione dei propri bisogni. L’associazione che rappresento “Learning Cities – Rete italiana delle città che apprendono” (www.learningcities.it), collegata alle attività internazionali dell’Osservatorio Pascal, vuole incentivare e sostenere tutte le città che, ad esempio, aiutano i cittadini in stato di bisogno a proseguire gli studi sino all’università, o mettono a disposizione di chiunque strumenti per l’apprendimento come le tecnologie informatiche (ad es. la città cablata) o realizzano attività culturali là dove sono necessarie e in “luoghi non convenzionali”.
Convinti che in una comunità dove c’è conoscenza e scambio di conoscenze si vive meglio, l’Associazione promuove attività che aiutano i Comuni (e quindi il personale dipendente dell’Ente comunale) a comportarsi come una organizzazione che apprende (Learning Organization), ma più significativamente collabora con i governi delle Città che sono capaci di stimolare l’apprendimento continuo per i rettori delle università, per i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e datoriali e per tutti coloro che avendo “il comando” pensano di “essere arrivati” e hanno smesso di apprendere.
In una Learning City trovano posto la gioia di vivere i talenti e tutti quelli che fanno della creatività e dell’innovazione un fattore critico di successo.
Una città o una regione che apprende è quella in cui la leadership politica si mette sempre in discussione, impara dagli errori, e si confronta costantemente con i cittadini, le altre istituzioni, le imprese, e tutti gli altri attori del territorio, i quali vengono messi nelle condizioni di contribuire alla formulazione delle politiche e dei programmi di miglioramento continuo. Se i cittadini non imparano non possono dare nessun contributo per il bene della città. Se i cittadini non imparano a stare in una comunità fanno richieste balorde, egoistiche, per il bene individuale, altro che bene comune! La partecipazione dei cittadini a definire il futuro della propria città non può essere solo richiesto, deve essere preparato con un serio percorso di apprendimento, rivolto in primo luogo ai valori quali la solidarietà e la sussidiarietà.
In quest’ottica l’Associazione Learning Cities Italia, per le comunità che ne hanno fatto richiesta, sostiene con i propri specialisti i Laboratori di Città. Luoghi in cui è possibile imparare la “partecipazione attiva” ed allenarsi alla costruzione del Bene Comune.
Il 24 gennaio 2009 l’Associazione presenterà contenuti e modalità di lavoro presso Universus (viale Japigia 188 a Bari) durante il convegno “Condivisione e futuro: dalla Pubblica Amministrazione scintille per lo sviluppo”, un’occasione pensata per riflettere con amministratori pubblici e i sindaci sulle Learning Cities in Italia.
Roberto Lorusso
Presidente dell’Associazione Learning Cities Italia