Ci capita spesso di ascoltare che l’innovazione è motore della crescita ed a volte qualcuno, banalmente, confonde o sovrappone al significato di “crescita” quello di “innovazione”.
Meglio possiamo dire che la crescita è dovuta all’innovazione e l’innovazione è possibile grazie alla crescita (un bel rapporto sistemico).
Ma sappiamo di quale crescita stiamo parlando?
Certo ci viene subito in mente la crescita del benessere e qui potremmo chiederci:
di quale benessere parliamo (materiale, spirituale, finanziario, ecc.) alla luce di quello che accade oggi alla nostra società e nel mondo?
A Venezia il 24 ottobre 2022 è stato presentato lo Human Development Report di UNDP (Uncertain Times, Unsettled Lives: Shaping our Future in a Transforming World) e l’Ambasciatore Maurizio Massari, Rappresentante Permanente per l’Italia all’ONU ha dett
“Per la prima volta dal 1990 l’Indice di Sviluppo Umano (ISU) ha registrato una regressione, in calo in nove paesi su dieci” … ”L’aumento delle disuguaglianze, l’insicurezza alimentare, la disinformazione e il mancato rispetto dello Stato di diritto incidono sul sostentamento e sul benessere di intere popolazioni, soprattutto le più fragili”.
Se verifichiamo che pochi ricchi diventano sempre più ricchi e che molti poveri diventano sempre più poveri, di qual innovazione ci siamo nutriti?
Qualcuno ha mai pensato che l’innovazione deve servire allo sviluppo “antropologico” o meglio allo “sviluppo integrale” della persona?
Purtroppo se pensiamo alle attuali guerre in corso – ma anche alle due guerre mondiali del Novecento – non ci resta che constatare che le innovazioni tecnologiche hanno giocato un ruolo decisivo nella devastazione e non certo nel progresso dell’umanità.
Siamo difronte ad una “crescita” scientifica non guidata dalla saggezza, quindi senza progresso per le persone visto che l’uso della tecnologia è stata contro l’uomo e non per il suo bene.
Molti di noi sono certi che la persona umana è chiamata a prolungare, aggiornare, completare l’opera creatrice di Dio Creatore e quindi chiamata ad un continuo processo di innovazione.
Possiamo quindi attribuire al termine “innovazione” il significato di “nuova creazione” e non di distruzione?
Se l’innovazione è vera “creazione”, quindi vero sviluppo antropologico (che implica e include una dimensione etica), purtroppo siamo costretti ad ammettere che c’è stata poca crescita nell’umanità.
Affermato questo fatto, è necessario precisare che la buona innovazione richiede che le persone crescano e si lascino aiutare, in questa crescita, dalla sapienza e dall’amore.
La vera innovazione è la risposta della persona umana alla sua particolare vocazione ad amare creando e a creare amando.
L’antropologia biblica non contempla un uomo unidimensionale ma un uomo integrale. L’apostolo Paolo parla di anima, spirito e corpo (cfr 1 Ts 5,23) e queste dimensioni non sono separabili.
Crescere solo nel corpo, o solo nella scienza umana e non crescere nella saggezza e nell’amore, implica tarpare le ali della vera innovazione.
La saggezza ti fa vedere il bene che manca all’umanità e l’amore ti dà la forza per realizzarlo.
La scienza umana da sola non è sufficiente per innovare.
Spesso, quelle dell’uomo moderno si sono rivelate crescite non armoniche.
E i risultati si vedono quotidianamente e sono sotto gli occhi di chi vuole osservare la storia con una certa onestà intellettuale.
Quando manca questa crescita armonica la sola intelligenza potrebbe anche fare progressi, progetti di sviluppo tecnologico, ma si tratterebbe di progetti che potrebbero arrecare all’umanità danni anche lievi o gravissimi, durevoli o irreparabili.
Ogni innovazione deve avere come fine il massimo bene della persona, una maggiore elevazione culturale, scientifica, sociale, ecologica, politica, economica e spirituale.
Possiamo concludere che l’innovazione è una vera vocazione e un vero obbligo morale per ciascuno di noi?
Per questo, affermo che la scienza da sola non è del tutto capace di vera innovazione, ci vuole saggezza per aiutare la stessa scienza affinché possa essere usata secondo verità e quindi per il bene.
Una fonte di saggezza è Dio, soprattutto per chi crede.
Perché Dio non è il nemico della scienza, e nemmeno dell’innovazione perché al servizio del bene dell’uomo.
Dio vuole donare saggezza a chi gliela chiede perché vuole che ciascuno di noi sia capace di quella innovazione che sia al servizio totale della dignità della persona umana.
Il Signore Dio ha creato l’uomo per essere un innovatore, un creatore, ma questo non può accadere contro di Lui perché Lui non è contro l’innovazione.
Il Dio vivo e vero, donatore di sapienza e di amore, rappresenta così, in ultima istanza, il vero garante dell’innovazione.
Caro Roberto, sono meravigliosamente stupita dalla scelta del tema che hai posto. Nessuno parla ancora di Dio nonostante sia l’Entità che ha consentito lo sviluppo armonico della nostra società, ci ha condotto sino ai nostri giorni, ma ne abbiamo perso memoria. Sopraffatti dal bieco materialismo abbiamo perso il contatto con il Divino che ci pervade e di cui siamo parte indissolubile. Il nostro vivere quotidiano ci obbliga alla continua ricerca della felicità che identifichiamo nella conquista di tutto ciò che è materiale, tangibile e visibile. All’uomo moderno basta “possedere” materialmente qualcosa per credere di poter essere soddisfatto, felice. Ogni grande antica civiltà ha costruito la sua ascesa e la sua storia nel rispetto e nell’adorazione del proprio Dio Creatore, dagli Assiri con Assur, ai Babilonesi con Marduk, agli Egizi con Ra, ai Greci con Zeus, ai Romani con Giove, agli Ebrei con Yahweh, Padre di nostro Signore Gesù Cristo secondo il credo della Santa Romana Chiesa a cui apparteniamo. Ogni impresa che abbia caratterizzato la propria storia, cultura, scienza e la stessa politica, prevedeva il rispetto e l’invocazione propiziatoria prima e di ringraziamento dopo, al proprio Dio Signore di tutte le cose.
Oggi non è così. L’uomo crede di poter bastare a sé stesso. Ha scoperto di essere intelligente, più intelligente dei grandi della storia perché presume di possedere la conoscenza, datagli dalla scienza, dalle conquiste scientifiche e tecnologiche. Pensa di poter essere egli stesso il creatore, identifica Dio con l’ignoranza del genere umano tipica del passato e si è sostituito a Lui, giocando con la creazione. Ecco, credo che abbia perso l’umiltà che conduce alla sapienza e abbia acquisito solo conoscenze. Sapienza e conoscenza, due bellissime parole ma guai a separarle. Nella sapienza vi è la conoscenza e non il contrario. Nella sapienza c’è l’esperienza dell’incontro con il Divino e attraverso l’umiltà della conoscenza, giammai l’arroganza, impariamo la meraviglia della creazione. Solo con l’umiltà di chi è pronto ad apprezzare, attraverso la conoscenza, lo studio, le scoperte scientifiche, le innovazioni, la bellezza che è stata creata per noi, possiamo sperare di riconquistare la nostra umanità. Siamo solo uomini, le nostre invenzioni, innovazioni sono cose che scopriamo ma non creiamo, esistono già. Dio è colui che crea e ha creato tutte le cose, e l’uomo dovrebbe riscoprire ” il timor di Dio”, e agire con umiltà.
L’amore di cui parli è il linguaggio di Dio, è anche il comandamento più importante che ci ha lasciato. Dovremmo sforzarci tutti di vivere secondo la Sua volontà. Per chi non crede è tutto molto banale, è sufficiente lavorare e comportarsi nel rispetto dell’essere umano, senza alcuna trascendenza. Che pochezza e che noia! Un caro saluto. Angela
Caro Roberto, la tua risposta, con punti condivisibili, a mio avviso, coinvolge troppi campi con il rischio che il giovane che ti ha fatto la domanda ha difficoltà a cogliere l’essenza della tua risposta che può migliorare la sua quotidianità.
In maniera, forse troppo sintetica, ti propongo la mia integrazione.
L’innovazione riguarda la civiltà (non la cultura) che fornisce indicazioni sullo stato dei servizi di una società: l’innovazione riguarda il miglioramento dei servizi.
Va ricordato che la civiltà riguarda il saper fare ed ha come strumento la tecnica; inoltre considera il comportamento esterno dell’insieme degli esseri umani che compongono la società, non si interessa del singolo né dell’uso che fa della sua libertà personale.
Il suo punto di riferimento è che tutto funzioni al meglio al minimo costo, in ultima analisi gli interessa solo l‘utile.
Puoi naturalmente cestinarla
Grazie, stai meglio Salvatore
L’innovazione che non è rispettosa delle leggi naturali e della dignità dell’uomo non merita la denominazione” innovazione”, ma è un abuso dell’intelligenza umana per soddisfare il piacere della propria pretesa onnipotenza. È come utilizzare un senso umano (vista, tatto, ecc.) per godere emotivamente o per danneggiare qualcuno. Filippo
Buongiorno, penso che siamo assolutamente d’accordo che non è la tecnologia o l’innovazione il problema, ma l’uso che se ne fa.
Purtroppo molto spesso si tende a separare la materia dallo spirito, dimenticando che noi siamo sempre corpo ed anima in tutti momenti della nostra vita.
Buona domenica Michele
Caro Roberto,
hai sollevato un bellissimo, ma complesso, argomento: la presenza di Dio nel mondo. Anche le tue considerazioni sono molto centrate ed opportune. Mi consentirai esprimere le mie riflessioni. La tua risposta ha una connotazione etica che, in definitiva, presuppone la fede, che, in quanto scelta libera, non può essere “liberamente” accettata da tutti. e il discorso “si chiude”.
L’approccio deve partire dal basso, cioè dell’immanenza delle proprie prerogative antropologiche (intelligenza, volontà, libertà) per risalire alla “trascendenza” delle stesse. Cioè intelligenza, volontà e libertà (come anche la natura, le scienze) “rivelano” l’origine trascendente che è Dio. In buona sostanza la Rivelazione biblica, oggetto di fede, non può essere confinata nella storiella della Genesi ma riguarda la considerazione della “natura come segno e luogo di una rivelazione divina, nel contesto scientifico-culturale contemporaneo”. Frase riportata dal capitolo IV, pagg. 346– 450 “Dio parla all”uomo” del libro ultimo di Tanzella Nitti “Teologia della Rivelazione” (III Volume).
Lo so che il discorso è duro ma se si vuol impostare un dialogo accettabile col non credente (o tiepido) è inevitabile sollevarsi da una cultura stantia e parcellizzata non sempre accettata da tutti.
Tanzella Nitti è un asso, ma vuole “tante mazzate” per il linguaggio (teologico) molto difficile, peraltro scritto per i seminaristi, Il nostro compito è quello di renderlo “disponibile” per i non cultori della materia.
Augurami buon lavoro. Peppino
Caro Roberto i tuoi articoli sono sempre interessanti e stimolanti. Credo che qualunque innovazione derivi da Dio che ci ha dato l’intelligenza e la vita anche a chi non si considera figlio di Dio. Tuttavia il libero arbitrio porta molti ad utilizzare male i talenti ricevuti per cui i risultati possono essere: guerre, povertà, violenza, ingiustizia, ecc. Per cui dobbiamo ricristianizzare il mondo e le persone che credono e quelle lontane da Dio. Solo allora qualsiasi innovazione potrà essere utilizzata con saggezza. Un caro saluto e grazie. Pierluigi
È importante che anche tu parli di Nuova Creazione nell’universalità del fondamento cristiano in cui Dio è un uomo, Gesù, che noi scopriamo nell’altro sebbene ognuno possa tenere nascosto Gesù, non lasciarlo affiorare, ma non lo si può soffocare. Il cristianesimo è innovazione, è un momento in cui la crescita spirituale, tecnologica, umana, artistica coinvolge tutti e le beatitudini ci raggiungono perché l’innovazione ci permette di aspirare alle stesse beatitudini. Uno dei maggiori poeti americani, Wallace Stevens, che ti raccomando fortemente di leggere, che si convertì dal protestantesimo al cattolicesimo negli ultimi anni della sua vita, sosteneva che non appena l’uomo cessa di invidiare (tema molto caro anche a René Girard) gli si apre la strada alle beatitudini. Innovazione è crescita in un comunitario senso sinodale della vita.
Ciao, Roberto. Buona domenica. Gianfranco
Niente di più vero. Ogni innovazione, per potersi definire tale, deve essere finalizzata al benessere della collettività e a cambiare in meglio (per tutti) lo stato delle cose esistenti. Gianni
Ciao Roberto, io penso semplicemente come Einstein “la scienza senza religione è zoppa e la religione senza scienza è cieca”. Doriana