Confindustria: qualità e partecipazione sono possibili?

 

Desidero condividere con tutti i miei amici (anche non imprenditori) il documento che ho preparato, su richiesta del neo presidente di confindustria BA e Bat, ing. Michele Vinci, in vista della riunione del 30 maggio 2011.  

Cos’è Confindustria.

Possiamo dichiarare, e penso condividere, che la nostra associazione non può essere altro che un facilitatore verso la crescita ed il progresso, delle nostre imprese e quindi della comunità a cui esse appartengono.

Cosa si aspettano gli imprenditori.

 

 

Un piano di interventi, un programma o progetto che consenta di:

          – eliminare le barriere alla crescita ed al progresso nel rispetto delle diritti e dei doveri (e quindi della legalità). Nelle barriere possiamo comprendere: la burocrazia, l’immobilismo dello stato e della politica, i “favoritismi” ad imprenditori da parte di pubblici amministratori, la mancanza di infrastrutture tecnologiche, e cosi via.

          – accrescere le competenze: tecniche, professionali, la ricerca industriale, la capacità di gestire le risorse umane e finanziarie, l’internazionalizzazione, l’innovazione, e cosi via.

Come si possono utilizzare.

Queste cose le possiamo progettare per essere utilizzate nel perfetto individualismo o nella logica di “comunità di imprenditori locali”.

Significa che l’approccio d’uso dell’associazione può essere del tipo:

         – pago, ho diritto a servizi, ti ho votato, fai un programma che mi permetta di venire a prendere quello che mi serve ed agire in favore della mia crescita.  

         – partecipo, do il mio apporto in termini di idee e progetti, condivido le conoscenze e le esperienze; grazie all’attuazione del programma che il presidente intende portare avanti ed al quale ho partecipato con un mio contributo.

Certamente non è necessario dare spiegazioni sul fatto che il secondo approccio è il migliore, ma dobbiamo accettare l’evidenza che il primo è quello più prevale, anche se tutti riconosco che resta un approccio miope e di breve periodo che non considera il “durare dell’impresa” nel tempo ed ignora il Bene Comune delle Imprese stesse e della collettività.

Adesso ti prego di prendere in considerazione la seguente figura che, in realtà, parla da se.

Non ci vuole molto a comprendere, infatti, che il quadrante “bassa qualità – bassa partecipazione” (assenza di vita associativa) non possiamo permettercelo, guai se esistesse potremmo dire, anche se in questi ultimi anni questo quadrante si è reso molto visibile.

Il quadrante “alta qualità – bassa partecipazione” (crescita per pochi eletti) di solito è difficile pensarlo, perché una alta qualità delle azioni di programma trascina sempre un buona partecipazione. Ma questo non è sempre sufficiente in quanto il programma potrebbe essere pensato per pochi o a misura di pochi. Oppure, si generano buone opportunità ma non si comunicano a tutti gli associati.

Il quadrante “bassa qualità – alta partecipazione” (spreco di tempo e di energie, frustrazione) è il quadrante dove si resiste per un po’ ma presto si scivola nell’abbandono. Non c’è crescita. La mancanza di risultati per effetto di assenza di azioni di programma porta presto allo scoraggiamento ed a pensare per se e per le necessità impellenti dell’azienda.

Non ci resta che votarci al quarto quadrante “alta qualità – alta partecipazione” (crescita delle imprese e del territorio). E’ per questo quadrante che ci dobbiamo battere, mio caro Michele, diversamente non esisterà l’Associazione. Senza qualità e senza partecipazione avremo confermato che l’associazione serve soltanto per quei nostri cari colleghi che si sono fatti eleggere solo perché alla ricerca di una seggiola, un titolo da utilizzare per i propri scopi e nient’altro.

Ti chiedo una sola cosa, te la chiedo con affetto e da figlio. Non mollare, sii esigente, dai esempio, lotta per un associazione migliore per un territorio migliore.

Roberto.

 

 

 

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