“L’uomo si scopre solo con se stesso, incapace – o semplicemente stanco – di cercare il senso umano della propria esperienza, ma paradossalmente “contento” che sia così e perciò disponibile, a sua insaputa, ai nuovi e subdoli dispotismi tecnocratici”1.
Questa breve ma profonda spiegazione della “gaia rassegnazione” la dice lunga sul periodo storico culturale che stiamo vivendo.
Siamo difronte ad una rassegnazione compiaciuta che ci anestetizza il desiderio di edificare il bene comune. Siamo una società in balìa di logiche (politiche, economiche, finanziarie, sociali) che funzionano avendo ciascuna un fine che non è più necessariamente la dignità dell’uomo.
Per capire di più questa grave situazione dobbiamo partire dalla inedita e stravagante pluralità in cui ci troviamo a parlare e operare oggi. Maritain ci ricorda la storia della torre di Babele: «la voce che ciascuno proferisce non è che un puro rumore per i suoi compagni di viaggio» .