Un giovane settantenne si presenta in banca e chiede ad funzionario di guadagnare qualcosa da una somma di 20.000 euro di cui dispone. Fa capire di voler ricavare buoni interessi senza rischiare molto. Il funzionario lo accontenta. I 20.000 euro vengono investiti in un fondo che come tutti gli altri deve svolgere l’unica funzione possibile: produrre reddito. Supponiamo che il fondo vada a sostenere la capitalizzazione di una azienda multinazionale con diverse sedi nel mondo, una anche in Italia. I report semestrali purtroppo dicono che il conto economico dello stabilimento italiano è in perdita. Il fondo chiede agli amministratori di rimediare immediatamente.
Si dice che non è tempo di pensare a riconversioni industriali, bisogna abbandonare l’Italia e andare a produrre dove il costo del lavoro è più basso. Quindi si procede ad una operazione al fine di ottenere maggiore produzione a minori costi.
Lo stabilimento italiano viene chiuso. Circa 200 persone in cassa integrazione. Per noi significa dolore ma anche maggiore spesa pubblica, e quindi maggiori tasse, che pagherà anche il nostro giovane settantenne.
Cosa ne deduciamo? Che il nostro pensionato ha dato una spintarella all’aumento della disoccupazione? Che pensava di ricavare un po’ di interessi e si è trovato maggiori tasse da pagare? E se quel funzionario di banca si fosse comportato in modo diverso? Perchè non lo ha fatto? Ve lo dico io:
1. La finanza ha reso schiava (serva) l’economia,
2. L’economia ha reso schiavo (servo) l’uomo.
Anziché:
1. L’economia essere a servizio dell’uomo,
2. La finanza essere a servizio dell’economia.
L’attuale recessione infatti è frutto della supremazia dei fenomeni di finanziarizzazione dell’economia: le attività di tipo finanziario rappresentano ormai un multiplo sempre crescente del PIL del mondo e di quello di tutti i principali paesi occidentali.
Ma cosa possiamo fare allora? innanzitutto, non comportarci come il giovane settantenne del racconto. Poi, ad esempio, aderire alla campagna 005, firmando il manifesto che chiede una tassazione delle transazioni finanziarie dello 0,05%. La percentuale sembra ridicola, ma in realtà permette di:
1. scoraggiare chi effettua un certo numero di transazioni finanziarie,
2. generare fino a 650 miliardi di euro a livello globale che possono essere reinvestiti in politiche sociali.
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